Oggi vorrei parlare di un tema piuttosto attuale, anzi direi molto attuale: la difficoltà di denunciare la violenza domestica.

Sembra un paradosso ma è così: la donna vittima di abusi in casa, nel suo ambiente intimo, quello che dovrebbe rappresentare la sicurezza, non riesce a liberarsi del suo carnefice.

E infatti, un dato sconcertante è la mancanza di numeri certi sui casi di violenza domestica, perché purtroppo molte donne continuano a non denunciare, malgrado sia nota la frequenza con cui avvengono su scala mondiale (toccando milioni di donne in tutto il mondo), e nonostante i progressi fatti negli ultimi anni per sensibilizzare l’opinione pubblica e migliorare le leggi e i servizi per le vittime di violenza. 

In questo articolo esploreremo le principali difficoltà che le donne incontrano quando cercano di denunciare la violenza, e discuteremo di come possiamo lavorare per superare queste barriere e garantire l’accesso ai servizi per riprendersi dalla violenza subita.

I dati OMS “parlano” chiaro

Prendiamo in esame gli ultimi anni, dal 2020 a oggi. Non ci sono stime precise sul numero esatto delle donne che hanno subito violenza perché la maggior parte dei casi non vengono denunciate, e questi dati non possono quindi rappresentare un quadro realistico.

Tuttavia, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS),

  • 1 donna su 3 nel mondo subisce violenza fisica o sessuale nel corso della sua vita
  • la violenza domestica è una delle principali cause di morte e invalidità per le donne in età riproduttiva
  • il 38% degli omicidi di donne vengono commessi dai partner
  • In Italia, nel 2020 è stato registrato un aumento delle denunce del +10,4% per violenza di genere rispetto al 2019, mentre nel 2021 c’è stato un aumento del +13% rispetto al 2020. 

Perché la violenza di genere resta nel fondo del pozzo nero 

Ma perché i casi di violenza sulle donne finiscono nel pozzo nero, lasciando impuniti i colpevoli che spesso non vengono denunciati dalle loro vittime?

Perché tanta omertà? Quale fenomeno sabota la lucidità e il buon senso delle donne che restano vittime di violenza, mettendo a rischio la loro vita, incapaci di liberarsi di un uomo violento?

Ci sono molte ragioni per cui le donne possono trovare difficile denunciare la violenza maschile, tra queste:

  • mancanza di mezzi di sostentamento per uscire da una relazione violenta
  • paura di ritorsioni e ripercussioni: la donna può temere che denunciare la violenza scateni ulteriori violenze o minacce
  • paura di non essere credute o di essere giudicate
  • vergogna e sensi di colpa, convinzione di meritare “punizioni” 
  • disinformazione sulle forme di supporto esistenti
  • sfiducia nella giustizia
  • pregiudizi culturali e sociali (la donna deve sopportare…)
  • la non consapevolezza che effettivamente si tratta di una violenza domestica = reato, e non di una semplice lite più accesa del solito
  • la consapevolezza che esistono strumenti di sostegno per affrontare tutto l’iter e uscire da una relazione violente.

Approfondimento

Il 39,6% delle donne non denunciano perché hanno imparato a gestire la situazione da sole, o perché il fatto non era ritenuto grave (31,6%); per paura (10,1%); per il timore di non essere credute; per vergogna e imbarazzo (7,1%); per sfiducia nelle forze dell’ordine (5,9); perché amano il partner e non vogliono perderlo (13,8%).

Sta di fatto che la violenza sulle donne resta nascosta nell’ombra. Infatti, le vittime spesso non si rivolgono alle istituzioni o ai centri antiviolenza per denunciare o per parlare degli abusi subiti. E continuano a vivere nell’ombra e nella disperazione di una relazione tossica.

In realtà, tante persone non sanno neanche come e dove denunciare la violenza che stanno subendo. Non sanno che esistono servizi di supporto come i centri antiviolenza o gli sportelli adibiti al sostegno psicologico. 

In Italia esistono diverse associazioni e centri di supporto per le vittime di violenza di genere che possono offrire aiuto, tra cui il numero verde 1522. 

Come psicoterapeuta impegnata nel supporto alle donne vittime di abusi, sono sempre raggiungibile online o al numero +39 329 7035376.

Denuncia violenza sulle donne: Silenzio anche in famiglia

Una madre sa quando la propria figlia soffre, quando non è felice. Ma una madre che si sente raccomandare dalla stessa figlia di osservare un silenzio disperato, non può far nulla, resta inerme. E tutta la famiglia diventa complice di un atteggiamento omertoso che si macchia dell’ennesima colpa.

Tante donne provano a farlo, ma senza riuscire. Lasciano il compagno per tornare al primo vagito di debolezza. Proprio perché restano nell’ombra e non hanno spinte emotive così incisive. Il compito della famiglia dovrebbe essere quello di sostenere la propria figlia nel suo percorso di liberazione.

Non vorrei neanche introdurre quest’altro scenario, ma purtroppo bisogna parlarne perché esistono ancora le mamme che esortano le figlie a restare, a fare del tutto pur di salvare la famiglia, a sopportare quelle “intemperanze” del marito, l’uomo che le ha sposate e che le ha rese madri. 

Il pensiero sottostante è che “per amore della famiglia, si sopporta qualche “scaramuccia”… Peccato che spesso la scaramuccia sia solo l’inizio di una discesa che degenera gradualmente in altre forme di violenza.

Ricorda: lo schiaffo che accetti oggi, diventa il pugno o il calcio di domani…

Ecco perché è importante che vi sia una spinta decisa anche alla sensibilizzazione delle famiglie d’origine. Che il messaggio diventi sempre più forte e chiaro: denunciare, chiedere aiuto. Solo in questo modo è possibile liberarsi del partner violento e salvare una vita che perde sé stessa per un’incuria senza senso.

Quando la bassa autostima diventa complice del silenzio

Sì, purtroppo la bassa autostima è spesso la fonte dei problemi relazionali e sentimentali che causano conseguenze tragiche all’interno della coppia.  

E in questo caso, parlando di violenza sulle donne, la bassa autostima rende la donna una vittima perfetta per il partner violento, che mette in atto quelle tecniche di manipolazione, anche inconsapevoli, ma molto efficaci: il mostrarsi debole di fronte agli altri; avere un atteggiamento empatico solo per attirare la simpatia di amici e conoscenti; creare una cornice in cui farsi percepire una vittima degli eventi che è costretto a volte a reagire…

Si inizia con i classici piccoli rimbrotti quando succede qualcosa che vede i due partner discordi. Il più aggressivo perde le staffe, spesso per un nonnulla, esplodendo con il più tipico frasario annichilente: “ecco vedi, non sai fare nulla, non vali nulla!”. E anche il più stupido degli errori diventa la scusa per esercitare violenza psicologica e fisica.

A questo proposito è importante capire che non esiste MAI alcuna giustificazione alla violenza. La bassa autostima non deve occultare le prove evidenti di quelli che sono né più né meno abusi inammissibili da parte di un possibile narcisista patologico che andrebbe smascherato, qualsiasi sia la goccia che ogni volta fa traboccare il vaso. 

Chiudo l’articolo esortando chiunque sia vittima di violenza, a parlare e a cercare aiuto il prima possibile.

Non denunciando gli abusi, accetti passivamente una “punizione” che non meriti e che può causare anche gravi conseguenze.